Sull’evento Oltre il velo di Maya a Perugia

ByoBlu – Oltre il velo di Maya

Sabato 30 novembre e domenica 1° dicembre a Perugia è in programma il convegno ““Oltre il Velo di Maya. Uno sguardo al futuro tra prospettive a confronto”, dibattito culturale e politico su temi che spazieranno dall’Intelligenza Artificiale alla questione nazionale italiana, dalla guerra e i suoi possibili esiti alla questione di Trieste.

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ComeDonChisciotte – I giovani prendono la parola: “Oltre il velo di Maya”, una due giorni tra confronti e proposte per il futuro

Officina 451 è un movimento umbro che, partendo dall’esperienza della rete degli Studenti Contro il Green Pass, ora si propone di portare avanti un’opera di analisi critica e di attivismo culturale che l’ha portata ad organizzare, tra le altre cose, diverse conferenze nel territorio di appartenenza (Umbria). Il Fronte della Primavera Triestina ha invece una vocazione più militante, essendo un gruppo che, anch’esso con delle radici nel movimento No Green Pass, ora si batte attivamente promuovendo anche manifestazioni di piazza e cortei per la causa del TLT e del multipolarismo. Il collettivo Artverkaro è invece l’organo artistico-editoriale del Socit, alias Socialismo italico, organizzazione che dal 2021 raggruppa giovani militanti che guardano e affrontano tanto la questione di classe quanto quella nazionale.

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IlTazebao – I giovani non hanno voce? Pubblicheranno con noi! Il ‘Falco’ per un’editoria politica (ne abbiamo bisogno)

Il Tazebao – Dobbiamo ripensare il legame tra editoria, politica e cultura. Di recente, è stato lanciato un certo manifesto con una promessa irresistibile: donare all’Italia la catarsi di cui ha bisogno per tornare ad essere un nazione vitale, produttiva e ottimista. Quando i giovani sentono il fuoco della politica, i secoli iniziano a dipanarsi davvero e prendono il volo, staccandosi dalla zavorra del passato e costruendo un’identità propria, identità che però necessita di fondamenti, di fondamenti culturali.

L’industria culturale – che nell’era della dismissione si nutre voracemente di cinema e libri – vive in un ossimoro perenne: è contemporaneamente il più potente catalizzatore della rivoluzione e il più raffinato strumento di autoconservazione del potere. Il paradosso si manifesta clamorosamente nei film e nei romanzi che si spacciano per manifesti di ribellione. Apparentemente critici, eppure adorati al botteghino, lodati dalla critica e ospiti immancabili di ogni conversazione, un radicamento capillare che anziché diffonderne la presunta carica sovversiva, la smorza definitivamente. Ogni biglietto venduto o copia acquistata è un altro colpo che ne smussa la lama: la carica sovversiva si dissolve, e il messaggio, anziché deflagrare si adagia mellifluamente nel discorso dominante, diventandone parte.

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IlTazebao – Dissenso? No, antagonismo

Considerazioni a margine del primo giorno della rassegna “Il velo di Maya”, promosso a Perugia da Officina 451, Fronte della Primavera Triestina, Artverkaro Edizioni.

Il Tazebao – Il grande Malcom X descrisse perfettamente la condizione degli afroamericani che vivevano negli slums: questi uomini erano abbrutiti a tal punto da usare, per comunicare tra loro, espressioni come “i’m zzz” (dormo) o “gnam” (ho fame), riprese dai fumetti. Negli slums non hanno sentito “l’elegia americana”. Il potere ci sta portando lì, con la dismissione, una categoria che ben descrive lo stato attuale di una ex potenza manifatturiera. È pur vero che il dissenso è forte. È diffuso ed è anche giovane. Ci sono anche le donne, perché la società comunque è cambiata. Ribaltando la vulgata, il dissenso sembra essere forte, soprattutto in Italia; forse l’Italia è il paese dove esistono più realtà e sigle del dissenso. Certo, vincere aiuta a vincere. E quella del dissenso italiano è una storia di sconfitte. Per non trovarsi tra altri tre anni allo stesso punto di oggi – punto e a capo – serve un salto di qualità nella maturazione politica. Come si legge nel pregevole quanto poco conosciuto La tribù delle talpe (non delle marmotte), che risale alla fine degli anni ’70: «Ribellione e ricerca dell’unità devono andare insieme. Il nemico vuole dividerci per colpirci, noi dobbiamo unirci per continiare la ribellione».

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