
Sabato 30 novembre e domenica 1 dicembre i giovani di Officina 451, del Fronte della Primavera Triestina e i militanti dell’organizzazione politico-culturale SOCIT, presenti con il loro collettivo editoriale ed artistico Artverkaro, si sono ritrovati a Perugia per fare il punto della situazione, da diverse angolature, ed esporre la loro visione del futuro. “Oltre il velo di Maya, uno sguardo al futuro tra prospettive a confronto“, questo il nome dell’evento concepito dalle tre realtà, tutte accomunate dall’essere formate e animate da giovani studenti e giovani lavoratori che, in controtendenza rispetto alla massa dei loro coetanei, hanno deciso di rimboccarsi le maniche e impegnarsi in attività politiche e culturali.
Ad aprire gli interventi, alle ore 16:00 del sabato 30 novembre (presso la AS Porta Santa Susanna, in Via Torretta 17 a Perugia) è stata Veronica Duranti, ai tempi una figura di spicco della rete degli Studenti Contro il Green Pass. A seguire l’intervento di Antonio Cavuoto, altro reduce dei giovani attivisti contro la tessera verde che, in qualità di informatico, è intervenuto sul tema dell’IA e delle sue implicazioni. Successivamente ha preso la parola Matteo Brandi per fare un suo intervento in qualità di ospite esterno, la cui ottica di superamento ideologico ha suscitato riflessioni, perplessità e interventi dal pubblico in maggioranza composto da socialisti, in particolare due riflessioni critiche da parte di Adam Bark (FPT) e Lorenzo Somigli (Il Tazebao).
Domenica 1 dicembre, il confronto è ripreso alle ore 10:00 presso un’altra sede, ovvero il Museo civico di Palazzo della Penna, situato in Via Prospero Podiani 11. A fare il primo intervento è stata la giovane delegazione triestina, che ha esposto ai presenti i retroscena che legano Trieste allo scontro geopolitico/militare globale e che ha presentato la sua proposta per il futuro, non solo quello della città giuliana. Chiuso l’intervento dei giovani del Fronte della Primavera Triestina è intervenuto il secondo ospite esterno dell’evento, Lorenzo Maria Pacini, ferrato analista ed esperto di diritto internazionale, con un intervento intitolato “per una Geopolitica della Pace”.
Ha chiuso infine la rassegna Ivan Branco, della Artverkaro Edizioni, esponendo nuove ed inedite prospettive sul divenire rappresentate dal progetto politico-culturale portato avanti, dal titolo Dall’Alba all’Avvenire: La ricomparsa di Saturno e prospettive sul divenire:
Una divinità simbolo di rinascita e di splendore, direttamente legata alla cosiddetta “età dell’oro” delle civiltà arcaiche e antiche. Una divinità che, seppur lucente, è volitiva, sfuggente: essa scompare e quando lo fa il mondo e la civiltà si trovano ad affrontare la decadenza della materia e dello spirito.
Oggi sembra che questo dio così ironico non si sia ancora palesato, e non lo farà per molto ancora senza un atto di riconoscimento: bisogna unire la nostra volontà alla sua, sacrificare qualcosa per riottenere la ricomparsa della luce, della prosperità e della forza. Dunque, nell’attuale contesto di smembramento, sonnolenza e passatismo ideologico, politico, sociale e culturale, qual è il ruolo che riveste il simbolo del dio Saturno? In che modo noi abbiamo la possibilità e la necessità di farlo ricomparire? Quali sono, quindi, le prospettive future da coltivare guardando al presente delle cose e alla nostra volontà di creazione?
Partendo dalla prima domanda, possiamo affermare di vivere in un’epoca in cui sia le vecchie forme socio-politiche e ideali e, paradossalmente, sia le non-forme di contestazione di quei primi e rigidi modelli siano affraternate da una caratteristica di gran rilevanza: il non saper più edificare e distruggere (e viceversa).
Pertanto ogni forma di dissenso e, ovviamente, anche tutte le forze dello status quo sono caratterizzate dal fatto che le prime non hanno né la possibilità né tantomeno una reale volontà di uscire dal sistema e di rovesciarlo, finendo così per seguire le logiche di macro e micro-potere imposte da quello; mentre le seconde non hanno più alcuna forza per poter rivitalizzare completamente lo stesso sistema che difendono, finendo così per poggiare il loro controllo sui vecchi capisaldi liberal-capitalisti (consumismo, sfruttamento del lavoro e dei lavoratori, decadenza culturale, etc.) portandosi avanti a sola forza d’inerzia, forza che, con i recenti e vari sconvolgimenti politici internazionali e non, sociali ed economici, continua sempre più a calare.
Vedendo da questo punto di vista la situazione attuale, giungiamo così a dare una risposta alla seconda domanda: come appreso dalle esperienze rivoluzionarie bolsceviche e fiumane, non disprezziamo il coinvolgimento nell’attività politica pacifica e “aperta”, ovvero che tenda ad essere attiva nei confronti delle classi oppresse con delle concrete iniziative e che tenda anche al nostro coinvolgimento in manifestazioni ed eventi pubblici; non rigettiamo la volontà di unificare i proletari e gli eroi in un unico grande partito che getti le basi per un nuovo futuro per la nostra nazione; e non denigriamo ciò che tutti gli animi e le menti smuove: la creatività artistica e di spirito, una pura volontà di sperimentazione e di distruzione di tutto ciò che opprime la libertà umana e dell’arte.
Detto ciò, noi abbiamo la possibilità di agire tanto come uomini politici in strictu senso, portando avanti iniziative sul piano nazionale e internazionale di rappresentanza dei lavoratori e di amicizia con i popoli e le civiltà floride e gagliarde; e tanto la possibilità di agire come uomini dotati di una volontà di potenza priva di scrupoli per tutto ciò che annega nel nulla e nello squallore le potenzialità e le bellezze dell’umano e del sovrumano agire. In base a tutto ciò, è naturale la nostra necessità di rivolta e ribellione contro un mondo che non opprime solo i corpi degli uomini, ma anche le loro menti e i loro animi, ed è per amore di tutto ciò che siamo costretti a lottare per un sistema al di là di tutti i sistemi fin’ora esistiti e per la creazione di una patria che non sia più mera “formalità” del diritto internazionale, ma che sia forma viva e fiammeggiante di una razza d’uomini altrettanto incandescenti e infermabili.
Infine, arriviamo così all’ultima domanda: il nostro sguardo si rivolge unicamente verso le stelle e la loro conquista, verso l’uccisione del chiaro di luna e la lotta instancabile e brutale contro tutto ciò che ci impedirà di volare oltre ogni orizzonte. Ma per poter fare ciò, abbiamo bisogno anche di una ferrea disciplina classica che ci imponga una precisa metodologia di lotta, conquista e propagazione che dovrà continuamente adattarsi alle condizioni che ci ritroveremo ad affrontare, fino a che il filo della spada di Damocle non sarà reciso dalla nostra lama, cadendo e mozzando la testa del vile borghesismo.

Articolo di Konrad Nobile che ha annunciato l’evento: I GIOVANI PRENDONO LA PAROLA: “OLTRE IL VELO DI MAYA”, UNA DUE GIORNI TRA CONFRONTI E PROPOSTE PER IL FUTURO